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2008
VACCINAZIONE UNIVERSALE CONTRO L’EPATITE B
NEL 2008.
“The Lancet
Infectious Diseases”, la
più prestigiosa rivista di Malattie Infettive nel
mondo, ha pubblicato nel Giugno 2007 un lungo articolo di J. Zuckerman sulla necessità di introdurre la vaccinazione
universale dei nuovi nati contro l’epatite B anche in 8 Nazioni del Nord Europa
( Inghilterra, Svezia, Norvegia, ecc. ) ove oggi si vaccinano contro tale
malattia solo i soggetti a rischio ( familiari, partner di soggetti infetti,
ecc. ) (1). In quasi tutto il mondo viene eseguita la
vaccinazione universale dei nuovi nati ( integrando il vaccino contro l’epatite
B con i vaccini dell’infanzia ) con uno schema ideato e sperimentato da Piazza
e coll. a Napoli negli anni 1983 – 1989. L’integrazione del vaccino contro
l’epatite B, con i vaccini dell’infanzia è raccomandata dal
L’articolo su
menzionato ha scatenato un acceso dibattito e molti si sono chiesti per quale
motivo i giovani cittadini di 8 nazioni del Nord
Europa ad esempio i principi ereditari d’Inghilterra possono infettarsi di una
tremenda malattia come l’epatite B, mentre questo evento non può verificarsi in
tanti altri Paesi con livello socio – sanitario più basso.
Nel numero di
Febbraio 2008 di “The Lancet Infectious Diseases” sono riportati le parti
fondamentali di tale dibattito a cui ha preso parte anche Piazza (2 ). Nelle
conclusioni finali i maggiori Esperti e le maggiori Autorità Politiche Europee
hanno sancito che senza ulteriori ritardi ( without further delay ) la
vaccinazione universale dell’epatite B deve essere integrata nelle vaccinazioni
dell’infanzia in tali Paesi (3).
Perché vaccinazione universale contro
l’epatite B ?
Riteniamo opportuno chiarire le
problematiche connesse alla vaccinazione sottolineando
il razionale per cui Marcello Piazza ritenne nel 1983,
contro il parere di tutte
le Autorità Sanitarie dei vari Paesi, che solo la vaccinazione universale dei nuovi nati sarebbe stata utile a
ridurre ed eventualmente fare scomparire dal Mondo l’epatite B (2).
Negli anni 1982 –
83 divenne disponibile il vaccino contro l’epatite B e quasi tutti i Paesi
decisero di vaccinare solo i soggetti a rischio ( familiari
o partner di soggetti infetti, ecc. ) Piazza era profondamente convinto che
tale strategia sarebbe stata un fallimento. Infatti la
maggioranza dei soggetti infetti non sa di esserlo e può inconsapevolmente
trasmettere il virus attraverso bicchieri, tazze di caffè, bottiglie, ecc. HBsAg è stato isolato con alta frequenza nei gabinetti
odontoiatrici ( strumenti, poggiatesta, ecc. ) (4 - 6). Il virus dell’epatite
B, che può raggiungere livelli superiori ad un
miliardo di copie per ml di sangue e che conserva per settimane l’infettività
nell’ambiente, può penetrare nell’organismo sano attraverso microlesioni
presenti sulla cute o sulle mucose, cioè per “via parenterale inapparente” ( inapparent parenteral route di Piazza [4]
confermata dai Center for Disease
Control – USA [5]). Esistendo queste premesse,
ritenemmo, che l’incidenza dell’epatite B poteva essere
ridotta solo vaccinando tutti i nuovi nati ( oltre i soggetti a rischio
). Cio anche perché più giovane è l’età in cui si
contrae l’infezione, più alta è la percentuale di cronicizzazione ( più del 90% nei nuovi nati ).
Nell’epoca in cui
divenne disponibile il vaccino contro l’epatite B in Italia
erano obbligatorie le vaccinazioni contro difterite, tetano e poliomielite.
Pensammo che sarebbe stato utile e più accettabile dalla popolazione
somministrare il vaccino contro l’epatite B negli stessi tempi in cui i bambini
ricevevano tali vaccinazioni obbligatorie.
Purtroppo nessuno
dei vaccini contro l’epatite B poteva essere somministrato agli stessi tempi
dei vaccini obbligatori su menzionati. Noi, attraverso una lunga serie di
studi, dimostrammo per ciascuno dei vaccini anti epatite B che la
somministrazione delle 3 dosi negli stessi tempi della
somministrazione dei vaccini obbligatori determinava la comparsa in quasi tutti
i bambini di alti titoli di anticorpi neutralizzanti ( anti - HBs ), non interferiva con gli altri vaccini né provocava
effetti collaterali. Successivamente questo protocollo
fu studiato sul campo da Da Villa in una popolazione
di 130 mila abitanti con circa 2300 nati ogni anno: tutto funzionò benissimo
con elevata accettazione (7-10). Basandosi su menzionati studi lo Stato
Italiano nel maggio 1991 promulgò la legge per cui per cui per la vaccinazione contro
l'epatite b "si esegue lo schema
piazza che prevede la immunizzazione al terzo, quinto
ed undicesimo mese di vita contemporaneamente alle altre vaccinazioni
obbligatorie ( polio-difterite-tetano)"
(Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. serie generale
n° 251). La legge imponeva di
somministrare obbligatoriamente il vaccino anti epatite B anche ai dodicenni in
vista del prossimo inizio dell’attività sessuale; ciò doveva essere fatto per i
primi dodici anni dalla data di applicazione della legge ( 1991
– 2003 ) in modo da ottenere la saldatura immunologica tra i primi bambini
vaccinati e gli ultimi dodicenni vaccinati (11).
Risultati della vaccinazione
Molti milioni di bambini e di dodicenni
sono stati vaccinati senza alcun rilevante effetto collaterale (12).
L’incidenza dell’epatite acuta in Italia è diminuita da 12
casi / 100.000 mila abitanti nel
Nei Paesi che
avevano vaccinato solo i gruppi a rischio non si è
verificata alcuna riduzione dei casi di infezione, anzi in alcuni casi si è
avuto un aumento soprattutto nei giovani adulti ( via sessuale ) (16). In
seguito ai su menzionati risultati molti Paesi nel
mondo hanno adottato la stessa strategia italiana; ad esempio gli USA che,
accanto alla vaccinazione universale dei nuovi nati, solo dal 1995 iniziarono a
raccomandare anche la vaccinazione degli adolescenti (17).
Nel 1992 l’ Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda a tutti i
Paesi l’integrazione della vaccinazione contro l’epatite B nei programmi di
vaccinazione dell’infanzia (18). Il numero dei Paesi che adotta la su
menzionata strategia continua sempre ad aumentare ( nel
2005 il numero dei Paesi era di 168 ) (3). Gli studi su riportati pongono
l’Italia all’avanguardia nel mondo per quanto concerne la vaccinazione contro
l’epatite B.
Vaccinazione universale a Taiwan: differenze con lo schema italiano
All’inizio degli anni ’80 a Taiwan il 20 % circa della popolazione era infettata dal virus epatitico B ( in Italia solo il 3 % ) con conseguenti enormi problematiche di salute pubblica: numerosissimi casi di epatite acuta, cirrosi e cancro del fegato. In seguito alla scoperta del vaccino fu introdotta la vaccinazione universale impiegando un razionale completamente diverso da quello italiano. Infatti mentre il razionale italiano si basa su uno schema che integra il vaccino contro l’epatite B con i vaccini dell’infanzia, il razionale impiegato a Taiwan si basa sulla vaccinazione di tutta la popolazione, dai neonati agli adulti (19) (vedi anche “Schema Piazza”).
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